Viterbo, di sola Grande distribuzione si muore
Una città che basa il suo interesse sviluppo su un commercio intensivo senza valorizzare negozi e attività di vicinato, centro storico e cultura è destinata a morire
A breve, alle porte di Viterbo, verrà inaugurato l’ennesimo polo commerciale, in una città in cui si contano già più di 100 strutture di media grandezza e cinque di grandi dimensioni.
In tutto, più di 232 mila metri quadrati sono destinati alla vendita, di cui la maggior parte sulla direttrice Cassia nord, che ha una metratura commerciale ormai superiore a quella del centro storico. Così questo si sta svuotando, chiudono i negozi di vicinato, le imprese artistiche e le botteghe artigiane. Attività ventennali, che hanno abbassato la saracinesca, o annunciano di farlo entro l’estate, non riuscendo a rincorrere la Grande distribuzione sugli orari e sui prezzi.
Viterbo si trasforma, anche grazie ai piani edilizi che da decenni concedono, con pochissimi controlli, aree edificabili a scopo commerciale.
Il risultato più evidente è lo strapotere dei grandi marchi che, senza alcun tipo di concorrenza, pensano di poter precarizzare sempre più il lavoro, con la minaccia del licenziamento o del non rinnovo se si rivendicano i diritti.
I nuovi contratti vengono stipulati per lo più a part time, poi gli orari vengono spalmati su tutta la giornata, 6 ore di lavoro vengono divise fra mattina e pomeriggio, costringendo i dipendenti a vivere nel punto vendita.
Non solo alla Grande distribuzione viene permesso di imporre gli orari che si allungano sempre più, sul modello delle aperture non stop, ma la città non ha sviluppato alcun tipo di servizio per agevolare i lavoratori. Pensiamo innanzitutto ai trasporti, solo con le chiusure alle 21, messe in atto dalla maggior parte dei centri commerciali, i lavoratori non escono dal punto vendita prima delle 22. A quell’ora tutta le rete del trasporto pubblico è ferma, non sono state introdotte corse serali o notturne.
Allo stesso modo, si punta tutto sul privato anche per l’assistenza a figli, familiari disabili o genitori anziani. I posti negli asili comunali sono sempre di meno, in alcuni Comuni della Tuscia nemmeno ci sono. L’assistenza a persone disabili, sopratutto dopo la maggiore età è ormai un sogno, gli appalti Asl sono al massimo ribasso e arrivano a coprire, quando va bene due ore al giorno. L’assistenza domiciliare pubblica per gli anziani è completamente inesistente, i tre giorni al mese di permesso sono irrisori rispetto alle reali esigenze della persona.
I contratti precari, con assunzioni tramite cooperative, a tempo determinato o sotto inquadrati, non consentono di accedere al congedo annuale per assistere un familiare. Così gli stipendi si abbassano, ma i lavoratori sono costretti a sobbarcarsi le spese del mezzo di trasporto autonomo, dell’asilo privato o della badante.
Una condizione che pesa ancora di più sulle donne, troppo spesso ancora oggi sobbarcate di tutti gli obblighi del lavoro di cura.
C’è una risposta a questo strapotere, la Grande distribuzione non ha più voce se ci organizziamo uniti nei posti di lavoro e nella città.
L’Usb chiede il fermo delle concessioni edilizie per innalzare mostri di cemento, che affamano i lavoratori e distruggono il territorio e spiegazioni sui criteri con cui fino adesso sono state assegnate.
Pensiamo all’abbandonato Colosseo del Riello, quello che doveva essere il più avveniristico centro commerciale e direzionale della Tuscia, e forse dell’intero Centro Italia, è oggi una struttura in degrado pericolosa e inquinante.
E’ forte il timore che succeda lo stesso con i negozi che si stanno trasferendo nella nuova area commerciale alle porte di Viterbo, l’ennesimo cimitero di ferro e cemento, spianate di asfalto che non è chiaro cosa nascondano sotto.
Il sindacato in proposito torna ad esortare l’amministrazione comunale, come già fatto prima delle elezioni con tutti i candidati, ad una collaborazione reciproca sia contro il lavoro nero, attraverso un accordo con l’ispettorato del Lavoro, così come già sperimentato in altre città. Sia contro le aperture domenicali obbligatorie per i lavoratori del commercio, tali apertura, insieme a quelle festive, possono essere limitate e regolamentate a livello locale.
Una città che si basa solo sulla Grande distribuzione è destinata a morire.
Usb Viterbo
Luca Paolocci