USB: la crisi di Roma è sociale e anche democratica. Venerdì 29 sciopero cittadino, alle 17 tutti in Campidoglio

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Un concorso di colpa tra le diverse istituzioni chiamate al governo della città sta sprofondando la Capitale in una depressione economica senza fine. Al mondo produttivo al collasso si aggiunge una crisi di tutto il sistema dei servizi, sottoposto da tempo ad una forte pressione affinché si arrivi alla privatizzazione di tutte le aziende municipalizzate. Ed anche la crisi Alitalia incombe sui destini della città, con il rischio di altre migliaia di disoccupati.
Finora le risposte a questa situazione sono servite soltanto ad aggravare la crisi. Il governo nazionale ha continuato con le politiche di tagli sostenute dal Decreto Madia ed anche l'amministrazione Raggi, che aveva fatto sperare nell'innesco di una controtendenza, si è rapidamente accodata. Né un cambio di passo si avverte nell'atteggiamento della giunta Zingaretti, che in nessuna delle crisi aziendali che si sono prodotte su Roma, da Almaviva fino ad Alitalia per arrivare ad Atac, è stata capace di proporre una inversione di tendenza, ma si è invece resa corresponsabile della situazione. Con il recente piano regionale per la gestione dei rifiuti Zingaretti per esempio è arrivato finanche alla dismissione di Lazioambiente, indebolendo ulteriormente la gestione pubblica di questo settore.
Ma alla crisi del mondo del lavoro, drammatizzata dal moltiplicarsi delle aziende che licenziano e che non versano neanche gli stipendi ai lavoratori, si aggiunge poi una crisi sociale molto pesante. L'endemico problema degli alloggi non solo non viene affrontato ma la giunta Raggi e la nuova assessora alla casa stanno facendo di tutto per esasperare la situazione nei quartieri popolari, provocando la guerra tra poveri. E in questo gioco è la destra razzista che sguazza.
In questo quadro le istituzioni di governo dell'ordine pubblico si stanno invece prodigando per soffocare le proteste e disarmare l'agibilità democratica. La scelta di ridurre lo sciopero del trasporto locale (perché consapevoli della sua riuscita) e il divieto a manifestare in piazza Indipendenza, per impedire l'espressione anche simbolica di una distanza dal razzismo del movimento dei lavoratori, sono segnali di un autentico degrado delle istituzioni.
Questione sociale e questione democratica finiscono quindi per convivere nella crisi della città e per rappresentare i punti di riferimento dello sciopero di domani. Difendere il diritto di sciopero e quello di manifestare sono del resto condizioni imprescindibili per poter continuare a praticare il conflitto ed affermare ragioni ed interessi che oggi vengono calpestati. Gli abitanti della città sentono crescere il peso di una situazione economica che si sta aggravando: chiudere gli spazi di agibilità è una forma di contrasto preventivo per impedire che la protesta decolli e si allarghi. L'assenza di risposte e l'incapacità a gestire la città non potranno che far fallire questi tentativi antidemocratici.


Unione Sindacale di Base – Federazione di Roma