Schiavizzano i braccianti ma hanno certificazioni biologiche e ricevono centinaia di migliaia di euro dalla UE. Governo e Regione Lazio intervengano contro le aziende agricole con licenza di sfruttamento
Il 7 giugno 2019 Petrit Ndreca, cittadino albanese di anni 44, viene ritrovato cadavere a Ponte San Pietro di Ischia di Castro. Carabinieri e Ispettori del Lavoro scoprono che Petrit e altri 17 lavoratori venivano impiegati in turni di lavoro da 9 a 17 ore al giorno per un salario meno che misero, addirittura 1,16 euro all’ora.
Trattati come schiavi, come peraltro avviene nella maggioranza delle aziende agricole italiane, comprese quelle che poi riforniscono grandi catene commerciali che fanno dell’etica e del cibo sano il tratto distintivo.
Il modus operandi di queste aziende, oltre allo sfruttamento lavorativo, comprende l’evasione contributiva: è uso comune che i datori di lavoro dichiarino che un bracciante sia impiegato per sole 5 giornate contributive al mese, anche se nei fatti lavora dai 25 ai 28 giorni. In questo modo gli viene anche impedito di accedere alla disoccupazione agricola.
Non sarà difficile dimostrare che i titolari dell’azienda di Ischia di Castro, padre madre e due figli, tutti arrestati, sono beneficiari dei fondi europei della Pac, centinaia di migliaia di euro per il Primo Pilastro, e sicuramente decine di migliaia di euro per il Supporto alla produzione biologica proveniente dal secondo pilastro della Pac.
Chiediamo ad Agea, Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, di appurare al più presto se le grandi aziende agricole, soprattutto del biologico, rispettino veramente i diritti dei lavoratori impegnati in agricoltura, diritto espressamente dichiarato nella nuova Pac.
Ministra Bellanova, il Governo recepisca subito e in anticipo l’articolo che prevede l’annullamento e il blocco di ogni sovvenzione economica alle aziende agricole responsabili di tali crimini e irregolarità.
Di biologico e naturale c’è prima di tutto l’essere umano: la vita e la salute dei lavoratori agricoli non possono essere violati per il profitto di “prenditori” senza scrupoli e con licenza di sfruttamento. Non vogliamo più leggere intercettazioni come questa, in cui Raimondo Monni, il titolare dell’azienda di Ischia di Castro, si rivolge così a un bracciante: “Le bestie, la domenica e il sabato mangiano lo stesso come mangi te! Capisci? [..] io non lo so con gli altri come hai fatto! Io quando dico è combinato per un mese, non ci sono sabati e non ci sono domeniche! Io ti pago tutti i giorni! Punto e basta! Non famo storie perché sennò stai dove sei! […] vi serve il lavoro? E andate a lavorare! […] Che giornate? Giornate te ne scrivo 5 al mese! Stop! Festa finita! Adesso lo sai! E devi sta attento eh! Devi lavorare bene e te lo sto a dì!”
Unione Sindacale di Base – Lavoro Agricolo
17-12-2020