Argomento:

Meridiana. Piazza bella piazza. Tra coraggio, commozione e determinazione

Roma -

Quanto sta accadendo in Meridiana è significativo di un male più profondo. Dobbiamo interrogarci su quali siano i valori di cui ha bisogno il nostro paese. Il rispetto per la dignità delle persone. Uomini, donne, famiglie. Un rispetto che dovrebbe essere alla base di un paese civile.

Indigna vedere che si decide di procedere con 1634 licenziamenti, quasi il 90% del personale, mentre l’attività viene data ad altre compagnie a basso costo, alcune straniere. Indigna vedere che il profitto sia il motore che calpesta tutto, la professionalità, l’esperienza, l’esistenza di chi si trova da un giorno all’altro a perdere tutto. Indigna vedere anche l’arroganza con la quale una parte della dirigenza delle aziende del paese, tratta il mondo del lavoro. Con un ricatto che va oltre l’immaginabile, come se difronte allo smantellamento costante delle industrie del nostro paese, ci si possa permettere di trattare i lavoratori come pezzi di un ingranaggio rotto.

 

Eppure ieri, nella piazza davanti al Ministero del lavoro l’ indignazione aveva il colore forte della dignità. Sono arrivati in trecento da tutta Italia, i lavoratori di Meridiana per sostenere la delegazione trattante, in occasione dell’incontro tra Governo, azienda e sindacati. Una piazza, bella piazza, sotto un cielo blu cobalto, rumorosa e colorata di attesa, ma soprattutto unità. Acclamata dai passanti e dalle persone che affacciatasi alle finestre della via Flavia davano il loro supporto.

 

Un unico grande equipaggio, colorato di rosso, senza differenze di categoria ne di appartenenza territoriale, arrivato da tutti Italia, ha invaso via Flavia con un tappeto di orgoglio, determinazione, ma anche commozione.

 

A dare la forza, ci sono anche due “condottieri” straordinari, accampati da tre giorni su un pilastro alto 40 metri . Andrea e Alessandro i “palintegrati” come li chiamano i compagni di battaglia. Un pilota e un assistente di volo che hanno deciso di portare avanti la protesta in alta quota, perché non ci stanno ad essere messi a terra dalla dirigenza Meridiana.

 

Io appartengo a quei 10.000 licenziati di Alitalia e so cosa significhi sentire sulla pelle la paura del futuro. Sei anni fa in Alitalia si è chiusa la porta in faccia ai precari, ai licenziati politici alle madri e ai padri di figli disabili. E ancora oggi, a distanza di sei anni, la nuova Alitalia sta procedendo con altri licenziamenti. Non si può permettere che ancora una volta, in questo settore, che annuncia l' aumento di passaggerei e uno sviluppo complessivo, a pagare dovranno essere gli stessi, quelli più deboli. I lavoratori. Ieri in quella piazza tra quelle grida e i canti è stato chiaro che in una società in cui si è sdoganata l indifferenza , l arroganza, la vigliaccheria l'arrivismo, è l’unità che fa la differenza.

 

 

I lavoratori di Meridiana non devono mollare. Per loro, per quelli prima e quelli che verranno dopo. Arriva un tempo in cui si deve caricare la propria storia sulle spalle, e alzare la testa.

 

Il vostro tempo è adesso

 

Susi Ciolella coordinatore USB Trasporti