Fondogas ….quello che CGIL/CISL/UIL non dicono
Lavoratori,
abbiamo spesso affrontato l’argomento Fondogas informandovi sulle decisioni che, sia a livello politico che sindacale, si stavano assumendo e soprattutto sui pericoli che si nascondevano nella insistente volontà di chiusura dello stesso.
Un ruolo che spetterebbe soprattutto a coloro i quali continuano a “trattare in nome e per conto” senza minimamente confrontarsi con i lavoratori, che a nostro avviso avrebbero diritto ad essere coinvolti in scelte che riguardano la loro pensione.
Premesso cio’ vi informiamo che sono intervenuti un paio di fatti nuovi dei quali intendiamo darvi conto.
• Innanzitutto il 14 Gennaio 2014 è stato firmato il Contratto Nazionale Gas – Acqua nel quale si ribadisce “l’impegno delle parti a perseguire la chiusura del Fondogas” con le modalità riferite all’accordo 10/2/2011 (quello per intenderci dell’1% per ogni anno di servizio da versarsi in 120 rate nei Fondi complementari). Qualora non si pervenisse alla chiusura (dopo 8 anni cominciano a farsi venire qualche dubbio…..), le parti si impegnano entro il secondo semestre del 2015 a trovare “soluzioni in ordine alla contribuzione verso i fondi di previdenza complementare di riferimento del settore che tradotto significa che “comunque” una soluzione per affossare il fondo gas si dovra’ trovare! I neoassunti infine saranno “sensibilizzati” sulla opportunità di aderire ai fondi di previdenza complementare ….. che tradotto vuol dire che faranno di tutto per farli iscrivere ai fondi complementari!
• Il giorno 4 Febbraio 2014 si è svolto un incontro al MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO, sollecitato dalle Aziende di Distribuzione, avente ad oggetto la chiusura del Fondogas alla presenza di vari esponenti del Ministero stesso, delle Aziende di Distribuzione e dei Sindacati Confederali.
Quali sono i motivi per chiudere il Fondogas secondo le aziende?
• Mancati flussi nel Fondogas (sempre meno versamenti).
• Decreto Letta che ha separato le aziende di Distribuzione e Vendita con la conseguente impossibilità per quest’ultime di iscrizione al Fondogas ( l’obbligo di iscrizione rimane così in testa solo alle aziende di Distribuzione).
• Oneri contributivi variabili per Decreto Ministeriale (ultimo aggiornamento dell’anno 2000 nel quale si abbasso’ la percentuale dal 4% all’1,7% attuale) e solo a carico aziendale.
• Mancanza della volontarietà di adesione.
• Impossibilità di riscatto e/o portabilità in caso di cambio azienda.
• In assenza di uno dei requisiti suindicati perdita di ogni diritto alla prestazione.
• Iniquita’ nell’erogazione delle prestazioni a parità di contribuzione rispetto alla composizione della retribuzione fra parti fisse e variabili.
Le aziende infine CHIEDONO CHE IL CONFRONTO E LA SOLUZIONE SI DEFINISCANO ENTRO 4 MESI, che è esattamente il tempo di sospensione delle gare d’ambito con le quali si assegnerà la distribuzione del gas nelle citta’.
Perche’ le OO.SS Confederali vogliono chiudere il Fondogas?
• Gia’ nel 2005 era stato sottoscritto un primo accordo per la cristallizzazione delle posizioni personali.
• Nel 2011 (accordo del 10/2) è stato individuato un nuovo criterio ovvero “la ricostruzione del meccanismo della previdenza complementare a carico delle parti”.
• Con la nuova normativa sulle gare d’ambito emergeranno criticità derivanti dalle diverse basi di calcolo fra il Fondo e l’Inps (il Fondogas esclude le indennità, la 14° mens e il premio di partecipazione) e inoltre non si tratta di una posizione individuale poichè il Fondogas è di natura mutualistica.
• Infine (ma questo non lo avevano mai detto) IL FONDO GAS NON AGISCE SUL REGIME CONTRIBUTIVO.
Il patrimonio accumulato è stato stimato in 140 milioni di euro che al momento “non si ritiene allineato” (traduzione: l’attuale percentuale di versamento dell’1,7% non riesce a coprire il fabbisogno) e il Fondogas continua ad accumulare disavanzo.
Questa la cronaca dell’incontro nel quale si è programmato un nuovo appuntamento al 20 Marzo prossimo.
Noi siamo sempre stati dell’opinione che il Fondogas potesse essere mantenuto in vita utilizzando accorgimenti contabili e non operando continuamente per affossarlo a vantaggio dei Fondi complementari e che , anche qualora si volesse chiudere, la percentuale dell’1% sull’imponibile fondo gas fosse davvero risibile in quanto la metà esatta di ciò che i nostri colleghi percepirono con i precedenti accordi.
Oggi tuttavia abbiamo una preoccupazione in piu’: nel verbale della riunione svolta al Ministero NON VI E’ TRACCIA DELLE PROBLEMATICHE DELLE SOCIETA’ DI VENDITA.
Siamo dell’avviso che si debbano rapidamente sanare almeno tre problemi evidenti :
1. Il nostro imponibile Fondogas (che eventualmente sarà utilizzato come base di calcolo per l’applicazione della percentuale dell’1%) non deve essere bloccato al 2006 ma deve essere aggiornato con i versamenti effettuati sino al momento della eventuale chiusura.
2. Visto che tutti noi siamo in regime di versamento volontario e che in 7 anni abbiamo versato oltre 4000 euro dalle nostre tasche, crediamo sia giusto che almeno il 50% dell’eventuale indennizzo venga corrisposto in unica soluzione direttamente al lavoratore.
3. Infine è necessario che, per poter riscattare il 100% del capitale, tutti i lavoratori della vendita siano considerati “vecchi iscritti” , cioè iscritti virtualmente prima del 28/4/1993.
CI ADOPEREREMO AFFINCHE’ I LAVORATORI DELLA VENDITA NON SIANO ULTERIORMENTE DISCRIMINATI.