Da Zingaretti ai lavoratori del commercio e della Gdo un contentino avvelenato: tutti a casa alle 21

Roma -

Nell’ordinanza del 20 novembre Zingaretti stabilisce che nel Lazio fino al 30 novembre tutte le attività commerciali dovranno chiudere non oltre le 21 al fine di permettere ai dipendenti delle stesse di fare rientro nelle proprie abitazioni entro le 22.

 

Tutti chiuderanno alle 21, dunque, a eccezione di tabaccherie, alimentari, edicole, farmacie e parafarmacie. Non saranno più i centri commerciali a tirare giù le saracinesche ma anche i supermercati e i negozi su strada, e anche nel fine settimana.

 

Risultato: nell’immediato alcuni dei centri commerciali che avevano anticipato la chiusura a prima delle 21 si sono sentite legittimati a chiudere alle 21 nelle giornate dedicate al Black Friday. C’era decisamente da aspettarselo.

 

All’evidenza dei fatti erano davvero poche le attività che comunque restavano aperte oltre quell’ora e comunque va detto non è sempre facile raggiungere in un’ora la propria abitazione, complici i mezzi che alla sera scarseggiano e le distanze che molto spesso gli operatori del commercio devono coprire.

 

Ci chiediamo in che modo questa nuova ordinanza possa garantire le limitazioni degli assembramenti, se le misure di contenimento del contagio vengono rispettate in modo superficiale e discontinuo dalle piccole e grandi aziende.

 

Sono davvero poche le attività che contingentano gli ingressi nei punti vendita. E laddove ciò avviene, le file all’esterno dei negozi senza controllo del distanziamento sociale sono sempre troppo numerose.

 

Se è vero che tutto ciò dipende spesso da un sentire comune poco sensibile nei confronti di chi lavora nei negozi e da chi bighellona all’interno dei negozi non avendo null’altro da fare nel week end – giacché l’aperitivo è invece vietato -, spesso con la mascherina a ciondoloni sotto al naso, è senz’altro altrettanto vero che controlli davvero efficienti non vengono effettuati.

Ed è altrettanto vero che, alla luce delle importanti ricadute economiche che si prevedono in futuro, tanti imprenditori sacrificano la salute dei propri dipendenti alla prosecuzione dell’attività.

 

I dati Inail di ottobre riportano decine di migliaia di contagiati sul lavoro in Italia e se è pur vero che i numeri dell’indice Rt, dei positivi e dei morti hanno recentemente subito una flessione nel Lazio, la sanità regionale vede comunque una situazione alquanto critica. Non possiamo permetterci di esporre al rischio lavoratori e consumatori in nome delle regole dettate dal consumismo più sfrenato.

 

Se davvero vogliamo che la pandemia subisca un rallentamento è necessario che ci sia una reale assunzione di responsabilità da parte di tutti

 

Ci aspettiamo che la Regione Lazio e i Comuni si facciano davvero garanti della salute dei cittadini tutti, compresi soprattutto quelli che lavorano, che vadano a coprire i buchi presenti nelle normative di prevenzione del contagio e che interagiscano costantemente con gli Organismi di vigilanza affinché tutti rispettino le regole: non solo i piccoli imprenditori ma anche i grandi marchi del commercio e della Grande Distribuzione Organizzata che dettano legge sulle aperture.

 

NO AL RICATTO SALUTE LAVORO

LAVORARE MENO E IN SICUREZZA E’ UN DIRITTO

 

USB Commercio