Covid all'Università di Tor Vergata

Abbiamo scritto all’Amministrazione in qualità di rappresentanti sindacali USB, nonchè come RLS, perché in ateneo stanno succedendo a nostro avviso cose piuttosto gravi, data la situazione che stiamo vivendo. Registriamo una scarsa chiarezza e omogeneità nelle modalità operative messe in campo per contrastare il diffondersi del contagio tra il personale dell’ateneo.

Le misure richieste necessitano di un approccio sistemico ai temi della prevenzione e della sicurezza, l’unico in grado di contemperare, in questa difficile fase, tutela della salute e lavoro.

Roma -

Al Magnifico Rettore
Prof. Orazio Schillaci

Al Direttore Generale
Dr. Giuseppe Colpani

Università degli Studi di Roma Tor  Vergata

 

Scriviamo per segnalare situazioni che a nostro avviso dovrebbero essere gestite con modalità operative chiare e rigide data la situazione emergenziale che stiamo vivendo.
Al terzo piano dell’edificio B del rettorato,  ieri è stato riscontrato un altro caso di positività al Covid.  Tutti coloro che erano nella stanza del collega deceduto, venuto al lavoro per l’ultima volta il 16 ottobre, hanno presentato nei giorni scorsi alcuni sintomi, chi febbre, chi tosse, qualcuno febbre a 37,9. Nonostante tutto questo, si è ritenuto di intervenire semplicemente “sanificando” il piano, guardandosi bene dal mandare tutti a fare i tamponi (almeno  quelli della stanza del collega: si chiedeva troppo?).

Viene il sospetto che il ricorso ai tamponi venga scoraggiato o, comunque, molto limitato, non si sa per quale motivo, quasi fosse un’isteria, un cedimento emozionale dovuto al difficile momento!

Di fronte a questo nuovo caso, alcuni lavoratori hanno insistito e ottenuto che tutti coloro che afferiscono al piano potessero recarsi a fare i test.

Ovviamente, c’è tanta gente che afferisce a quel piano, oltre chi ci lavora.
Gli stessi colleghi del Centro di calcolo proprio in questi giorni sono intervenuti sui pc di alcuni dipendenti, mentre altri colleghi vi si recano perché, ad esempio, fatto banale ma reale, c’è la macchinetta distributrice del caffè (piuttosto che andare al bar, ritenuto a volte più rischioso…).

A questo punto anche la leggerezza con la quale nell’incontro sindacale di ieri si è liquidata la questione biblioteche, dove molti giovani vanno non solo per il prestito ma anche per studiare sostando l’intera giornata, anche se non in affollamento, deve essere affrontata. Non è un avvenimento fortuito che presso una Biblioteca si sia registrato un caso di positività tra gli studenti part-time.
Come deve essere chiarita la posizione di quei lavoratori che prendono treni o metro tutti i giorni sia in andata che al ritorno (quanta gente incontrano? Come si comportano? Quante cose toccano? Anche per loro vale la necessità di presenza per due o tre giorni a settimana?).

Si sta facendo molto ricorso a numeri e caselle da riempire con questa o quella percentuale di lavoratori in presenza o in smart working, ma la sostanza è che ci si inizia ad ammalare (e, purtroppo, come visto, si inizia pure a morire…) anche nella nostra “isola felice”.

Forse, siamo stati tutti troppo portati a credere che certi interventi potessero essere sufficienti. Purtroppo, restando ai fatti, la realtà, senza troppa enfasi, ci sta mettendo di fronte ad altro.

A fronte della contestuale problematicità nel predisporre alcune strumenti concreti di prevenzione, monitoraggio e intervento nelle strutture di lavoro di questa università, chiediamo a breve un incontro straordinario e assolutamente irrimandabile con l’Amministrazione.

Cordiali saluti.
Roma, 13 novembre 2020

RSU-USB  e  R.L.S.

Anna Maria Surdo     Alessandro Di Meo