Il voto a USB è stato un riconoscimento al lavoro fatto in questi anni: presenza quotidiana, coerenza, serietà nelle relazioni sindacali, attenzione concreta alla sicurezza, alla salute, alla qualità del lavoro. Ma è stato anche – e soprattutto – un segnale forte di rigetto verso pratiche sindacali che non ascoltano più i lavoratori.

L’accordo di secondo livello firmato solo dalle sigle confederali – e non da USB – ha lasciato il segno. Un accordo che ha deluso, che è stato vissuto come un’imposizione, come un passo indietro, non condiviso né discusso con chi ogni giorno lavora in reparto. I lavoratori hanno risposto con il voto.

Il 35,42% dei consensi a USB non è solo un dato: è un mandato a rappresentare una voce alternativa, autonoma, trasparente e conflittuale, capace di mettere al centro le esigenze reali delle lavoratrici e dei lavoratori.

Con solo tre voti in più saremmo riusciti a esprimere un secondo delegato che avrebbe contribuito a rafforzare le nostre rivendicazioni: serve maggiore partecipazione, maggiore compattezza, più coraggio collettivo. USB c’è, ma per costruire una rappresentanza più forte servono tutte e tutti. Il consenso raccolto non è un traguardo, è l’inizio di un percorso che ci impone ancora più responsabilità.

Il delegato eletto continuerà a essere un punto di riferimento dentro la fabbrica, ma il vero cambiamento si costruisce insieme. Serve una RSU che parli chiaro e soprattutto che sia scevra dai dettati aziendali, che ascolti, che non firmi accordi a perdere, che si confronti realmente con i lavoratori. Serve una RSU che difenda diritti e dignità di tutti.

Grazie a chi ci ha votato. Grazie a chi ha creduto nel cambiamento. Ora continuiamo.

USB Lavoro Privato – Federazione Provinciale