Centri per l’Impiego, ma quale rafforzamento? USB venerdì 4 in presidio a Colleferro

Colleferro -

Da anni sentiamo parlare di piano di rafforzamento dei centri per l’impiego ovvero di investimenti destinati all’adeguamento strumentale ed infrastrutturale delle sedi, allo sviluppo di un unico sistema di lavoro e, soprattutto, all’assunzione di migliaia di operatori in tutta Italia.

Già dal 2018, con l’avvento del reddito di Cittadinanza, il Ministero del Lavoro e la Conferenza Stato-Regioni avevano lanciato una serie di proposte che consolidavano il ruolo e la funzione dei CPI nei vari territori e che potenziassero le politiche attive del lavoro. Nel 2020 erano stati promessi 11600 nuovi addetti e l’introduzione e l’introduzione del Sistema informativo unitario del lavoro, dal quale siamo molto lontani. Gli addetti nuovi assunti in autunno scorso erano 1458.

La relazione della Corte dei Conti di settembre scorso evidenzia invece che siamo ancora lontani dal livello di efficienza necessario: rispetto alle risorse assegnate alle Regioni, il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni del sistema Regione-autonomie locali (LEP), gli obiettivi prefissati e quelli raggiunti sono troppo disomogenei su tutto il territorio nazionale.

Risultato? Rispetto agli altri Stati europei gli operatori sono assolutamente insufficienti - secondo i dati ANPAL gli operatori italiani sono 7772 a fronte dei circa 50000 francesi e degli oltre 100000 tedeschi -. Trovano pertanto lavoro tramite i CPI solo 4 disoccupati su 100. Davvero un numero irrisorio.

La crisi pandemica non ha fatto che acuire una situazione nazionale in cui il dato occupazionale continua ad essere terribilmente preoccupante, anche e soprattutto a causa dello smantellamento dei contratti nazionali e del quadro dei diritti in generale.

La riforma delle politiche attive – rafforzamento dei CPI compreso – è oggi inserita nel PNRR come riforma di sistema. Il maxi piano del governo su formazione e politiche attive, tra fondi comunitari del Pnrr e risorse nazionali, potrà contare nel complesso su 7,2 miliardi di euro.

Attualmente nel Lazio la situazione delle strutture che ospitano i Centri per l’Impiego è al limite della fatiscenza: spesso le norme a tutela della sicurezza degli operatori e dei cittadini sono completamente ignorate e le verifiche pressoché assenti. Lavoratrici e lavoratori dipendenti della Regione Lazio e di LazioCrea – la in house della Regione da cui dipende il personale aggiuntivo che opera nei CPI del Lazio – operano in condizioni estreme.

Emblematica la condizione del personale di Colleferro (RM), costretto a prestare servizio in totale assenza di strumenti informatici. Oltre al centro per l'impiego è presente un importantissimo call center, che serve tutta la Regione e all’occorrenza altri territori del Centro- Sud, dove operano all’incirca 30 persone fra dipendenti regionali e della Società partecipata.

USB da anni è al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di LazioCrea e li ha accompagnati durante la drammatica transizione dalle competenze provinciali a quelle regionali, che li ha visti protagonisti di un percorso di lotta lungo ed estenuante.

Oggi chiediamo alle istituzioni a tutti i livelli di farsi carico di questa indecorosa condizione in cui sono costretti ad operare donne e uomini che hanno un ruolo tanto centrale nella battaglia per l’uscita dell’attuale crisi.

Basta promesse! Ministero del Lavoro, Assessorati competenti della Regione Lazio e dei Comuni e – non ultima- Società LazioCrea spa si facciano carico della responsabilità della messa in sicurezza delle strutture dei Centri per l’Impiego.

Stamattina siamo stati a Colleferro a raccontare le vicende di questi lavoratori, mentre martedì 15 dalle 12 saremo davanti al centro di Cinecittà in viale Rolando Vignali.

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