Qual è il futuro dei lavoratori di Capitale Lavoro impiegati nei centri per l'impiego?

Nazionale -

A seguito della riforma Del Rio i dipendenti pubblici della Città Metropolitana di Roma Capitale impiegati nei Centri per l’Impiego sono transitati nella Regione Lazio, lasciando aperta la questione dei lavoratori di Capitale Lavoro S.p.A, di proprietà della Città Metropolitana, in servizio a loro volta nei Cpi.

Mercoledì la Regione Lazio insieme a CGIL, CISL e Uil hanno firmato un accordo facendo leva sull'affitto di ramo d'azienda come strumento giuridico di utilizzo del personale.


L’Unione Sindacale di Base esprime a chiare lettere la sua contrarietà all’utilizzo di tali lavoratori da parte della società in house Lazio Crea S.p.A della Regione Lazio, sia nella forma dell’affitto che in quella di cessione di ramo d’azienda.


Peraltro si tratta di una soluzione che lascia dubbi in merito alla copertura finanziaria, in quanto il finanziamento dei Centri per l’Impiego proviene solo per il 25% dalla Regione Lazio ma per il restante 75% dall’Anpal del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali. Inoltre i lavoratori della società impiegati nei Cpi, in particolare negli sportelli aperti al pubblico, svolgono le medesime funzioni dei dipendenti pubblici, in palese sostituzione di personale, senza un reale riconoscimento, nonostante siano indispensabili ai Livelli Essenziali di Prestazione dei Cpi. Ed il passaggio alla società Lazio Crea S.p.A. oltre a non garantire certezza occupazionale, svilisce la dignità dei lavoratori i quali passando in un “calderone” di più di 1500 attuali lavoratori, rischiano di perdere le professionalità acquisite sino ad ora, diventando dei numeri che possono essere spostati in base alle esigenze.


Per l’Unione Sindacale di Base l’unica soluzione possibile per dare certezza e dignità professionale ai lavoratori è l’internalizzazione come pubblici dipendenti sotto il CCNL degli Enti Locali, anche e soprattutto in vista del piano di rafforzamento dei Centri per l’Impiego per l’erogazione del reddito di cittadinanza, in discussione all'interno della prossima Legge di Stabilità, in cui dovranno essere inclusi i lavoratori di Capitale Lavoro già operanti nei Cpi.


I lavoratori e le lavoratrici ribadiscono che non vogliono e non possono più essere considerati dei “supporti”, dal momento che vengono retribuiti direttamente dalla Pubblica Amministrazione da quasi 36 mesi. Sostengono di essere al pari dei dipendenti della Pubblica Amministrazione e ritengono giusta una stabilizzazione all’interno di essa.


Oltretutto questi stessi lavoratori hanno anche subito il mancato adeguamento delle retribuzioni in base all’ultimo rinnovo del CCNL del Commercio.


L’internalizzazione garantirebbe il corretto svolgimento del lavoro a tutela dei lavoratori e degli utenti - di cui si trattano i dati per le finalità istituzionali dei Cpi -.


L’unione Sindacale di Base a tal fine propone e concorda insieme ai lavoratori di indire lo stato di agitazione!


Seguiranno tutte le iniziative di protesta di USB al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori presso le opportune sedi al fine di sensibilizzare e informare i media e la cittadinanza sulla complessa e anomala situazione dei lavoratori impegnati nei Cpi che si trascina da 15 anni.

 


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