Lo sfruttamento dei lavoratori è alla base della ripresa di Unicoop Tirreno?

Non si sa che fine faranno i negozi a marchio Coop. Non si sa nemmeno se questo nuovo commissario riuscirà a risollevare le sorti dell’azienda

Unicoop Tirreno, una delle sette sorelle di Coop, ormai è stata  “commissariata”. Già perché anche un’azienda come questa, per evitare guai peggiori, può essere data in mano a un amministratore delegato esterno alla cooperativa che avrà il compito di rimettere i conti in sesto.  Il nuovo salvatore, eletto pochi giorni fa, è Piero Canova, cinquantasettenne veneziano, già amministratore delegato della divisione Radiators di Delonghi. A lui il gravoso  il suo compito di  risanare la cooperativa e predisporre un nuovo piano industriale per  prossimi  due  o tre anni.

Ma Unicoop Tirreno, da aprile, ha anche cambiato anche cambiato pelle. Sorge Distribuzione Lazio Umbria Srl, una nuova società, che dovrebbe essere gestita  al 70% Unicoop Tirreno e da Allenza 3.0 al 30 %.  Peccato, però, che ad oggi, è ancora Unicoop a detenere il suo controllo al 100 per 100 perché Alleanza 3.0 non è mai subentrata.


Insomma, cambia il nome, ma la gestione e il gruppo dirigenziale sono sempre gli stessi. Distribuzione Lazio e Umbria ha molti negozi, a marchio Coop, su  Viterbo, Tuscania, Tarquinia, Montefiascone, Ronciglione, Vallerano, Vignanello, Caprarola, Civita Castellana e Acquapendente. Quali saranno gli effetti di questa, trasformazione e quali saranno le decisioni prese dal nuovo commissario per quanto riguarda prodotti, posti di lavoro e condizioni lavorative?


“È successo già nei ipermercati a marchio Coop di Aprilia e Guidonia” denuncia  Usb lavoro privato di Viterbo. “dove hanno cambiano contratti, diminuito le ore di lavoro e è scomparsa l’integrativa aziendale. A Guidonia, per esempio, il sindacato Usb ha denunciato una cooperativa per lavoro a nero e sfruttamento, perché alcuni lavoratori lavoravano per cinque euro all’ora. Per spiegarla meglio, all’interno dello stesso negozio c’erano dipendenti Coop di giorno e lavoratori sottopagati che andavano a rifornire gli scaffali la notte.


Non si sa che fine faranno i negozi a marchio Coop” continua il sindacato  “Non si sa nemmeno se questo nuovo commissario riuscirà a risollevare le sorti dell’azienda. Certamente, la prima cosa da fare, sarebbe di mandare a casa tutto il gruppo dirigente e i consiglieri di amministrazione che l’ hanno portato al fallimento di un progetto.”


Il sindacato Usb, da tempo, in prima linea nella difesa del lavoro e della sicurezza sul lavoro dei dipendenti Coop a breve spedirà una lettera all’azienda dove si chiederanno risposte chiare sulle sorti dei negozi a Viterbo, provincia e in tutto il Lazio. Usb chiederà, inoltre, quanti preventivi ha presentato Unicoop Tirreno e quanti ne ha rispettati negli ultimi sei anni. Chiederà, poi, se durante le riunioni dei soci, hanno mai informato i propri tesserati della situazione economica in cui versava l’azienda. Per Usb non si tocca un’ora di lavoro di un dipendente se prima non verrà fatta chiarezza nel e sul gruppo dirigenziale.


“Un’altra situazione spinosa è la questione del famoso prestito sociale su cui  UniCoop Tirreno  fonda la sua forza.” Conclude Usb. “Non è compito del sindacato analizzare l’attività che si svolge al suo interno ma, se negozi e lavoratori sono stati venduti o svenduti solo per mantenere in equilibrio l’attività finanziaria, allora anche questo comparto sarà preso in esame.”


Naturalmente il sindacato Usb non è mai stato riconosciuto come interlocutore da UniCoop, perché non firmatario del contratto collettivo dei lavoratori. Il sindacato ha fatto e fa continue segnalazioni sulla sicurezza sul posto di lavoro, ma l’azienda risponde che non è di loro pertinenza.  Come se la sicurezza fosse solo ad appannaggio e compito dei firmatari del contratto.


Usb annuncia una lunga e dura battaglia per far luce sugli eventi che hanno portato una delle grandi cooperative italiane in questo stato di forte crisi.  Il primo appuntamento in difesa dei diritti dei lavoratori sarà lo sciopero generale, indetto da Usb, in tutte le città italiane il 21 ottobre 2016.